Poison è un progetto della giovane stilista siciliana Eugenia Marescalco.
Dopo aver frequentato una prestigiosa scuola di sartoria di Catania decide di visitare il Giappone, dove la grazia e la raffinatezza dell’abito tradizionale, il Kimono, la spingono a crearne una rielaborazione in versione occidentale.
Così nasce Poison, nello spirito dell’artigianalità che non è solo un simbolo di tradizione ma anche un mezzo di connessione tra culture lontane.
Come costruire, dunque, un ponte immaginario tra la Sicilia e il Giappone?La risposta arriva dalla scelta della materia prima: la seta, 100% Made in Italy.
Così, forma e materia richiamano le origini orientali mentre i pattern riflettono la vivacità e i colori della Sicilia dando vita a capi unici, rigorosamente fatti a mano.
Qualche curiosità
La parola giapponese Kimono si traduce come “cosa da indossare”. Durante il periodo Heian il Kimono veniva utilizzato come un semplice grembiule insieme ad un abito tradizionale di origine Cinese chiamato hakama (simile a dei pantaloni).
Dopo essere stato considerato un indumento da indossare ogni giorno, durante il periodo Edo diventa un vero e proprio capo “di moda”, escludendo l’hakama e introducendo la tipica fusciacca (obi) per tenere chiusa la parte superiore dell’abito e i vari strati aggiunti nel tempo che compongono il Kimono.
Indossato sia dalle donne che dagli uomini, il Kimono era anche gioco di colori e abbinamenti che richiamavano la natura, le stagioni o indicavano lo status. Perfino guerrieri e Samurai, vestivano nei colori che rappresentavano il loro leader o il dominio.
Esistevano regole ben precise circa l’abbinamento di disegni e colori e delle occasioni in cui doveva essere indossato, motivo per cui i giapponesi preferirono avvicinarsi sempre di più ad uno stile occidentale.
Anche se oggi viene indossato solo in particolari occasioni o festival, il fascino suscitato dal Kimono e dalla sua storia restano indiscussi.